quarta-feira, 25 de maio de 2011

Papa Bento XVI recebe tiara de Católicos e Ortodoxos na audiência de hoje



At today's weekly general audience the Holy Father received a new tiara made for him and presented by Catholic and Orthodox Christians.

The tiara was commissioned by Dieter Philippi (http://www.dieter-philippi.de/), a German Catholic businessman who has a great devotion to the papacy as well as to the call to Christian unity.

The tiara was created in Sofia, Bulgaria by Orthodox Christians of the Liturgix studio (http://www.liturgix.com/).

Today a small delegation of Roman Catholics and Bulgarian Orthodox on pilgrimage in Rome had the honor to present the tiara to the Holy Father in the name of Christian unity.

Congratulations to Dieter and to all German Catholics and Bulgarian Orthodox involved with this wonderful project.

Ut Unum Sint!

(Images from l'Osservatore Romano).

Fonte: Orbis Catholicus Secundus

Resta saber se ele irá usá-la.

La tiara de Benedicto XVI


A muchos casi les da un infarto cuando vieron la tiara en el escudo de armas de Benedicto XVI (ver aquí y aquí), al punto que el desmentidor portavoz vaticano salió rápidamente a tranquilizarlos afirmando que nunca jamás ese escudo de armas volvería a aparecer, ¡imagínense lo que sucedería si alguna vez el Papa usa tiara!

Encargada por el empresario alemán Dieter Philippi, confeccionada por la firma Liturgix, fue obsequiada a Benedicto XVI al final de la audiencia general del pasado Miércoles, May-25-2011. Imágenes provistas por el propio Dieter Philippi en su sitio de internet.












Fonte: Secretum Meum Mihi

A história e a esperança... só esperança...

Così torna a splendere la gloriosa Tradizione della Chiesa Cattolica

Accipe thiaram tribus coronis ornatam…

di Gianluca Barile

“Accipe thiaram tribus coronis ornatam, et scias te esse Patrem Principum et Regum, Rectorem Orbis, in terra Vicarium Salvatoris Nostri Jesu Christi, cui est honor et gloria in sæcula sæculorum”. (“Ricevi la tiara ornata di tre corone, e sappi che tu sei il Padre dei Principi e dei Re, il Rettore del Mondo e il Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo sulla terra, a cui solo è dovuto onore e gloria nei secoli dei secoli”). Era questa la formula che precedeva l’incoronazione del Papa con la Tiara (conosciuta anche come Triregno) fino al 1963. L’ultimo Pontefice ad indossare questo glorioso copricapo extraliturgico, infatti, fu Paolo VI, che poi ebbe l’idea di metterlo in vendita (fu acquistato dal Cardinale Francis Joseph Spellman, Arcivescovo di New York) per finanziare alcune missioni in Africa, facendolo così cadere praticamente in disuso. In molti si sono quindi strofinati gli occhi di piacevole meraviglia, provando una gioia infinita, quando, al termine dell’Udienza Generale di Mercoledì 25 Maggio 2011, Benedetto XVI ha ricevuto in dono, da un gruppo misto di cattolici e ortodossi fieramente legati alla Tradizione, una Tiara magari non eccellente sotto il profilo della fattura, ma dall’alto – altissimo – valore simbolico. Non siamo, e non possiamo essere, gli interpreti del pensiero del Santo Padre, ma ci piace immaginare che la sua decisione di accettare tale significativo omaggio, rientri nell’ermeneutica della continuità da egli praticata ed auspicata, rispetto al Concilio Vaticano II, sin dalla sua elevazione alla Cattedra di Pietro. Non solo con il Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’, ma anche con l’esempio silenzioso eppure chiarissimo delle Liturgie papali, curate in maniera davvero celestiale ed impeccabile da Monsignor Guido Marini, abbiamo avuto modo di constatare come Benedetto XVI tenga in modo particolare a non far uscire la Chiesa dall’alveo della sua gloriosa e luminosa Tradizione Liturgica e Dottrinale. Le stravaganze al limite del folklore cui abbiamo assistito attoniti nel corso del precedente pontificato (certamente non per colpa di Giovanni Paolo II ma di chi era preposto alla cura delle Cerimonie Liturgiche), con l’attuale Papa sono state sostituite da un’impostazione più accurata delle funzioni, dall’uso di paramenti sacri più vicini alla tradizione romana, dall’abbandono della discutibile pratica di comunicare i fedeli nel palmo della mano, dal ripristino di amministrare la Comunione in ginocchio e sulla lingua. Negli ultimi mesi, inoltre, non è solo il Santo Padre che comunica in questo modo, ma vi si attengono tutti i sacerdoti che distribuiscono la Comunione ai fedeli nel corso delle Messe papali. Le celebrazioni nella Cappella Sistina, poi, si svolgono addirittura all’antico altare, senza ricorrere ad una mensa posticcia che, pur vietata dalle norme liturgiche, era stata adottata persino nel cuore della Cristianità. Assieme a tutto questo, la valorizzazione del latino e del canto gregoriano ha fatto riscoprire una dimensione del sacro che un cinquantennio di abusi e di innovazioni aveva fatto dimenticare ai più. Ma torniamo alla Tiara. Prima di Benedetto, anche Giovanni Paolo II aveva ricevuto nel 1981, da una delegazione di fedeli ungheresi, un Triregno, ma non l’ebbe mai a utilizzare, così come aveva deciso già dalla sua elezione. Sia chiaro: l’uso della Tiara non era stato abolito da Papa Montini, tanto che la Costituzione Apostolica Romano Pontifici Eligendo emanata dallo stesso Paolo VI nel 1975 prevedeva ancora il ricorso all’incoronazione durante le cerimonie per l’elezione del successore di Pietro, recitando che “il Pontefice sarà incoronato dal Cardinale Protodiacono e, entro un tempo conveniente, prenderà possesso della Patriarcale Arcibasilica Lateranense, secondo il rito prescritto”. Fu Giovanni Paolo I, nel 1978, a rifiutarsi di ricevere l’incoronazione, sostituendola con una più sobria Messa di solenne inizio del Ministero Petrino, pur non sopprimendo mai ufficialmente l’impiego della Tiara, che semplicemente non divenne più obbligatoria. Dopo la morte improvvisa di Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, nella sua omelia d’insediamento, entrò nei dettagli e affermò: “L’ultimo incoronato è stato Papa Paolo VI nel 1963, il quale, però, dopo il solenne rito di incoronazione, non ha mai più usato il Triregno lasciando ai suoi Successori la libertà di decidere al riguardo. Il Papa Giovanni Paolo I, il cui ricordo è così vivo nei nostri cuori, non ha voluto il Triregno e oggi non lo vuole il suo Successore. Non è il tempo, infatti, di tornare ad un rito e a quello che, forse ingiustamente, è stato considerato come simbolo del potere temporale dei Papi. Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergere in una umile e devota meditazione del mistero della suprema potestà dello stesso Cristo”. Tuttavia, neanche Giovanni Paolo II, come i suoi due ultimi predecessori, abolì la Tiara. Da Benedetto XII a Paolo VI, il principale utilizzo della Tiara papale circondata da tre corone, era connesso alla cerimonia di incoronazione, che si teneva nella Basilica di San Pietro dopo il Conclave e prima dell’intronizzazione nella Basilica di San Giovanni in Laterano. L’apice della cerimonia era contrassegnato dall’imposizione del Triregno sul capo del nuovo Pontefice mentre uno stoppino veniva bruciato davanti ai suoi occhi recitando la formula “sic transit gloria mundi” (“così passa la gloria terrena”). E’ vero, si tratta ormai di storia. Ma senza passato, non può esserci futuro. Il Papa lo sa bene, benissimo, ed è per questo che si sta spendendo senza lesinare energie perché la Tradizione della Chiesa non divenga solo un mero ricordo ma torni ad essere, come merita, un elemento sempre più attuale e vitale per il cattolicesimo.

Fonte: Tu es Petrus

sábado, 16 de abril de 2011

quarta-feira, 9 de março de 2011

Publicação de meu livro




Após um bom tempo sem escrever, venho anunciar a publicação de meu livro pela editora Unesp, sob o selo Cultura Acadêmica. O mesmo pode ser baixado de forma gratuita no seguinte endereço: http://www.culturaacademica.com.br/catalogo-detalhe.asp?ctl_id=140

SACRIFICIUM LAUDIS
A HERMENÊUTICA DA CONTINUIDADE DE BENTO XVI E O RETORNO DO CATOLICISMO TRADICIONAL (1969-2009)

ASSUNTO: História
AUTOR(ES): DIAS, JULIANO ALVES
ISBN: 9788579831249
PÁGINAS: 133
ANO: 2010



Nesta obra pretende-se estudar as duas formas rituais da liturgia romana, comparando-as e procurando entender os motivos do cisma, ao mesmo tempo em que se pretende abarcar as ações do atual pontífice e as reações no mundo católico e fora dele. Para tanto, usar-se-á como fonte o Missal tridentino de 1570 e o novo Ordo Missæ de Paulo VI de 1969, bem como os catecismos formulados após os Concílios de Trento (1545-1563) e o Vaticano II (1962-1965), tendo por objetivo comparar suas notificações sobre o culto católico e seu significado. Durante o processo de análise tem-se a intenção de vislumbrar o impacto das mudanças no seio da Igreja, pois constata-se uma espécie de endurecimento no final do pontificado de João Paulo II, com a promulgação de documentos litúrgicos que tendem a criar empecilhos para possíveis abusos durante a missa (Ecclesia de Eucharistia, 2003) - há a retomada e destaque do sentido sacrificial do culto católico e uma série de recomendações impostas pela Congregação do Culto Divino para celebração da missa (Redemptionis Sacramentum, 2004). Fato é que, quarenta anos após o mencionado Concílio Vaticano II e quase quatro décadas de utilização do novo rito da missa, é rara qualquer menção específica na historiografia recente da Igreja sobre o andamento de tal tema. A maioria dos livros de história da Igreja que traça um levantamento de fatos até o Vaticano II, apresentam-no como uma espécie de revolução interna da estrutura eclesiástica sem, contudo, aprofundar o tema ou mostrar as crises na Igreja decorrentes deste.